Le idee sono nell'aria, oppure, come sosteneva Platone, risiedono nell'Iperuranio, dove immutabili e perfette attendono solo di essere raggiunte dal fine intelletto? Una sorta di supermercato dell'archetipo ci attende al di là della volta celeste o galleggia invisibile sotto il nostro naso? È difficile dare una risposta esauriente, ma per risolvere il quesito potremmo cominciare da una semplice osservazione di ciò che ci circonda: ovvero, la realtà in cui viviamo e la tecnologia in nostro possesso.
Infatti, quasi ogni strumento d'uso quotidiano, se analizzato, può rivelarsi utile per rintracciare sia il percorso evolutivo che lo ha reso tale, sia le altre invenzioni che ne permettono il funzionamento. Un cellulare, ad esempio, non è un semplice apparecchio radio trasmittente e ricevente, perché è dotato anche di una parte elettronica, accessori video e batterie. E ognuna delle sue componenti ha avuto una propria linea di sviluppo che, a ritroso nel tempo, si è avvalsa di altra tecnologia.
Dunque, le idee, e la loro successiva conversione in invenzioni, non sono altro che un assemblaggio di idee e invenzioni precedenti, più una. Che si tratti di un aereo, un computer o il reattore nucleare di una centrale atomica, il concetto non cambia: anche l’oggetto più sofisticato di nostra conoscenza, è il risultato di una stratificazione intellettuale maturata nel tempo. Provate a immaginare l'atterraggio di un sofisticatissimo aereo senza delle umili ruote, inventate circa ottomila anni fa, da uno sconosciuto abitante della Mesopotamia… Impossibile, vero? Da questa prospettiva ogni singolo oggetto composito appare un insieme d'ideazioni preesistenti al quale è stato aggiunto qualcosa. E questo vale anche per le teorie matematiche, economiche o sociologiche. Vale per tutto quello che conosciamo e conosceremo in futuro. Del resto, è il concetto di sviluppo stesso che necessita una base di partenza. Anche il nostro "involucro" è un complesso assemblaggio di atomi, molecole e cellule.
Quindi, Platone permettendo, noi siamo convinti che le idee siano accessibili a tutti e che il valore aggiunto di un professionista sia quello di saperle usare al momento opportuno. Il sentore che un'idea stia "ronzando" in più di una mente non è un freno alla sua realizzazione ma, al contrario, la condizione di partenza su cui fondare la strutturazione di un soggetto; perchè un'inconscia base cognitiva largamente diffusa, è come una claque gratuita, felice di assistere a qualcosa che aveva immaginato ma non ancora razionalizzato.
Questa, per noi, è la chiave per testare la reale capacità penetrativa di un prodotto audiovisivo, prima ancora che siano i dati auditel, a rendercelo noto. In sintesi, crediamo che il nostro lavoro vada presentato come una fotografia del momento che la società sta attraversando. Una foto sviluppata e mostrata al mondo, appena un attimo prima che lo facciano altri, e mai dopo esserne diventati parte integrante.
L'idea non deve essere la rappresentazione audiovisiva di un luogo comune, ma l'esatto opposto. Vale a dire che deve diventarlo essa stessa, anticipando il sentore comune. È una questione di tempistica, ma non va per nulla sottovalutata.