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Premessa

 

Se mettessimo insieme scienziati, teologi, ingegneri, transumanisti, sociologi e filosofi per discutere di tecnologia e futuro dell’umanità, probabilmente, si troverebbero d’accordo su un’unica cosa: la tecnologia tende al suo autopotenziamento prescindendo da qualsiasi scopo. Per il resto, dubitiamo che troverebbero altri punti di convergenza. La “visione”, quindi, rimane aperta a infinite variabili che saranno pian piano determinate dalle scelte che singole persone e sistemi sociali adotteranno. Anche se dobbiamo sottolineare che etica e progresso tecnologico, alla base di un cammino che l’uomo ha intrapreso milioni di anni fa, sono ormai scindibili o addirittura antagonisti sul piano di un futuro che ci riguarda molto da vicino. “Mente” (etica) e “braccia” (tecnologia) non lavorano più all’unisono ormai e se la prima rivendica il primato della ragione sui mezzi, e dell’uomo sulle macchine, la seconda s’è “emancipata” al punto di sviluppare e concepire un proprio “essere altro” dotato di una intelligenza alternativa alla nostra. Apparentemente, lo scontro è dietro l’angolo. Ma se la tecnica, oggi, comincia a prescindere dall’uomo, non si può dire altrettanto di una società tecnologicamente assistita come la nostra:

«Oggi la macchina raccoglie (in sé) un precipitato di intelligenza umana oggettivata decisamente superiore alla razionalità che è presente nell’operatore (della stessa macchina). Per cui l’Occidente è il tipo di umanità più debole del Pianeta perché l’Occidente è il luogo più tecnicamente assistito dell’intero Pianeta». (U. Galimberti)

ideato e scritto da Gianluca Mauri e Alessandro Di Gregorio